il medico fiscale. Anzi: la medichessa fiscalessa.
Una ragazzina giovane giovane, molto gentile, che ha chiesto permesso quando è entrata ed anche scusa quando se n'è andata. Fresca fresca di laurea, probabilmente.
Ben diversa dall'odioso energumeno che mi venne in casa una decina di anni fa.
Io, per mia fortuna, mia grandissima fortuna (chiamatelo anche culo se volete), mi sono sempre ammalata poco. O meglio: ho avuto bisogno raramente di mettermi in congedo per malattia.
“Anche se mi sento da cani se un c'ho febbre e vo a scuola, anche sulle ginocchia ma ci vo... Un sia mai. La unn'abbia a crollare se un la reggo io...”
Le poche volte che prendevo congedo per malattia non mi mandavano mai neanche la visita fiscale. Alla scuola sapevano che se dicevo di essere ammalata, lo ero per davvero.
Quella volta no.
Quella volta ero rimasta a casa perchè avevo una sinusite (ne soffrivo molto, all'epoca) che, oltre a darmi la febbre, mi dava fortissimi mal di testa e dolori al volto, tipo mal di denti.
Ero veramente a terra.
Il tipo si annuncia al citofono, entra, non dice neanche "buongiorno", mi chiede che ho fatto, glielo spiego e lui comincia a premermi i pollici sulle sopracciglia, alla radice del naso e sulle guance.
Ma forte, con cattiveria quasi. Anzi: senza quasi.
Non ci vidi più.
M'incazzai come una biscia, come poche volte in vita mia.
Gli intimai di togliermi le mani di dosso e, con un linguaggio da pesciaiola del Mercato Centrale gli chiesi se per caso sospettasse che stessi facendo le valigie per andare ad una settimana bianca.
(c'era davvero chi lo faceva, all'epoca...)
Al che il tipo riempì velocemente due fogli, prese la su' borsina e se ne andò, senza profferire parola.
Eccheccaspita!
Fu una bella soddisfazione, anche se, per diverso tempo temetti che mi mandassero davvero ad un controllo medico... stavolta magari psichiatrico, ma non successe nulla.
Non sanno l'occasione che si sono persi...
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